La sveglia non suona, è il sole che sorge e colora le terre polverose della bidonville e i monti che abbracciano il Mar dei Caraibi si tingono di decine di sfumature mentre le voci e i pianti delle piccole anime, che ci accompagnano in questa avventura, cominciano a farsi sentire sempre più insistentemente. È l’ora! È l’ora del risveglio! La vita normale non ci interessa. Cerchiamo ancora oggi solo i momenti più intensi, alla ricerca del meraviglioso interminabile istante.
E subito inizia una giornata intensa, senza pause, nemmeno per mangiare. Don Franco dirige e gli operai “bonfa-haitiani” eseguono! Il verde del giardino comincia a subire qualche piccola sperimentazione bonfantiniana mentre il sole si alza e scalda prepotentemente la terra… a bordo di un tap-tap (un originale camion-pulmino senza posti ma con tanta simpatia a bordo, ndr.) ci si muove per la bidonville alla ricerca di un vivaio, tra il degrado delle baracche e il lezzo di spazzatura, escrementi e di quell’umanità che resiste nonostante la miseria, la mancanza di speranza per un domani e di cura del bene comune.
Cominciano le contrattazioni senza fine di don Franco e suor Marcella per avere Ibiscus variegata, melograni ornamentali, Ixora japonica e siepi di gelsomini tropicali e fioriture speciali mentre Vittorio, Diego e Giacomo seguono le operazioni e sommergono il prof. G. di ogni ben di dio di colore verde (spine e formiche rosse incluse!).
Gli occhi non sanno tradurre in parole le immagini che percepiscono, difficile descrivere la vita ai margini di queste acque… il tap-tap corre veloce per le strade sterrate della città, tra immense pozzanghere fangose, distese di spazzatura nel fumo nero dei falò di plastica improvvisati e migliaia di persone che si muovono disordinatamente alla ricerca di cibo, alla volta di una lontana scuola ma con una divisa speciale e meravigliosa che si contrappone all’odore acre e alla polvere delle macerie. È un movimento convulso e senza pace, solo al tramonto, il potere dei banditi locali svuota le strade… la paura ha la meglio e ci si rinchiude nella propria baracca mentre alla Kay Pe’ Giuss suor Marcella, instancabilmente, attrae il cuore di ciascuno grazie alla sua inesauribile forza e a un carisma eccezionale: lei è la mamma, l’insegnante, l’infermiera, il capo, Marcella: uno splendido esempio di vita e di missionarietà che non può far altro che destare profondo rispetto e ammirazione per una scelta coraggiosa ed estremamente generosa nei confronti del prossimo.
Viviamo ai margini di un mondo pericoloso, dove gli spari (non di certo in aria!) sono all’ordine non del giorno ma dell’ora, dove la paura può infondersi in noi sprovveduti così facilmente, dove non possiamo ancora comprendere le logiche… ma dietro a queste reti di protezione, vigilate e protette costantemente da uomini armati, c’è una pace meravigliosa. L’opera d’arte di don Franco è la cornice perfetta a un ambiente meraviglioso creato in poco tempo da suor Marcella, in cui le 84 piccole vite scandiscono i tempi della giornata. I colori vivaci delle camerate, aperte ai grandi spazi verdi, si sposano con le fioriture della stagione invernale. E mentre il piccolo Elì prende il suo biberon nella faticosa speranza di vedere un’altra alba, Boni, il più grande tra i piccoli, prende per mano i “cuccioli” della materna che ordinatamente, in fila indiana, si recano a scuola tutti con la propria divisa colorata, ordinata e pulita. I canti dei piccolissimi accompagnano il lavoro tra le potature, le piantumazioni e la realizzazione di un progetto non proprio definito che ha la “bellezza” di essere sconosciuto ai più che ne vedono realizzarsi un pezzo alla volta. Il tap-tap si riempie di essenze ornamentali acquistate in vivaio e ricominciano le capocciate contro le protezioni in ferro, giù per le strade verso il mare e l’immensa discarica della bidonville ai margini della Kay.
E mentre scrivo cala la notte, il cielo si tinge di luce riflessa di migliaia di stelle, le barche dei pescatori prendono il largo e le Antille si addormentano al canto dei bimbi e con il sottofondo dell’innocente pianto di Elì che reclama il latte. John Kery e Gina cominciano a circondarmi! Sono accerchiato!
La cosa importante è non smettere mai di domandare. La curiosità ha il suo motivo di esistere. Non si può fare altro che restare stupiti quando si contemplano i misteri della vita, della struttura meravigliosa della realtà haitiana. È sufficiente se si cerca di comprendere soltanto un poco di questo mistero ogni giorno. Non perderemo mai questa sacra curiosità!
prof. G.
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Commenti
siete fantastici, quello che
siete fantastici, quello che vediamo è veramente grande. la gioia di questi bambini ci fa capire come la loro vita giorno dopo giorno sboccia come un bellissimo fiore e si fa accarezzare dai caldi e profondi raggi dell'immensa fonte di energia del nostro sole,si del nostro sole perchè esso appatriene a tutti gli essri viventi così come è di tutti il diritto di vivere dignitosamente. Un abbraccio a tutti voi e un bacio di mamma a tutti i bambini.Ciao a presto. Grazia