Poche ore e i nostri piedi toccheranno la terra haitiana! La vecchia colonia francese multirazziale nel Mar dei Caraibi sta per accoglierci. Haiti è il Paese più povero delle Americhe, dove vivono oltre dieci milioni di persone prevalentemente di origine africana. La lingua ufficiale è il francese ma la quasi totalità degli haitiani parla il creolo, una lingua utilizzata dagli schiavi africani che, nel tempo, è diventata d’uso comune.
Nel degrado di queste terre lavora l’instancabile suor Marcella, classe 1963, missionaria francescana che ha studiato medicina a Milano ma diventa infermiera prestando servizio dapprima in Albania per i profughi kosovari, poi in Brasile in un’isola sperduta del Rio delle Amazzoni e dal 2005 ad Haiti! Suor Marcella è a Waf Jeremie, immensa baraccopoli della capitale Port au Prince, una delle bidonville più pericolose al mondo. Waf Jeremie è costruita sulla discarica di Port au Prince, dove le ruspe hanno continuato a recarsi a rovesciare rifiuti anche dopo il terremoto del 2010. Un giorno d’estate suor Marcella schierò i suoi bambini che si tenevano per mano davanti alle ruspe per fermarle e le ruspe finalmente non tornarono più! Nella bidonville vi abitano circa 300.000 persone, senza la benché minima condizione igienica: niente acqua, niente latrine, si fa come si può… si usa lo spazio tra le baracche e il mare come latrina a cielo aperto e come immondezzaio e, un paio di volte a settimana, si dà fuoco a tutto!
La suora di frontiera, inviata dal Vescovo Millot, morto nel terremoto, spese 3 mesi interi a prendere contatti con i “boss” del quartiere, per conquistare la loro fiducia nel vederla giocare coi bambini, permettendole di entrare. Per molto tempo suor Marcella diede sepoltura ai morti abbandonati per strada, li caricò sulla macchina e li portò alla “morgue”, l’orribile obitorio dove finisce chi (la maggior parte!) non ha i soldi per il funerale. La povertà , la fame e la delinquenza: Waf in mano alle gang locali! Nacquero così, pian piano, i programmi per combattere la denutrizione con i primi sparuti aiuti degli amici italiani e dell’UNICEF, i programmi di educazione sanitaria, nacque l’Ambulatorio San Franswa. Intorno a lei crebbe la fiducia. Alcuni dei ragazzi di Waf la seguirono ed ora sono i suoi “boys” ovvero infermieri, lattonieri, muratori… quello che serve. Il terremoto del 2010 fu un’altra catastrofe. Suor Marcella era in Italia al capezzale di sua madre morente, quattro giorni dopo tornò a Waf a cercare la sua gente. Nemmeno loro speravano che tornasse, sembrava una follia recarsi in un luogo così disperato, ma lei disse “vado ad annunciare alla mia gente che pochi minuti di terrore non hanno distrutto la loro speranza, che Cristo la morte l’ha già vinta!”. Arrivando trovò la distruzione , quella permanente, la clinica distrutta, neanche più le misere case in cui i più fortunati di Waf vivevano. Tutto era sbriciolato con dentro i loro abitanti. Port au Prince era nella desolazione e a Waf non c’era più niente. Una donna, quando la vide arrivare, le corse incontro, l’abbracciò ed esclamò: “Ora so che Dio non ci ha abbandonati!”. Suor Marcella si rimboccò le maniche e ricominciò a lavorare: a Waf arrivarono i primi aiuti, gli amici volontari, cibo, farmaci e qualche posto letto per i feriti gravi. Mattone dopo mattone una nuova clinica, una nuova scuola… un giardino e un orto!
E poi tanti amici e tante novità… ma prima di raccontare ciò che è stato costruito fateci arrivare! I nostri occhi racconteranno attraverso le immagini dei prossimi giorni perché la bellezza comincia solo ora a farsi strada…!
prof. G.
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